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Immaginazione Positiva e Negativa.

8 Novembre 2014 by Matteo Ficara Leave a Comment

Cari amici lemattiani,
torno a scrivervi qualcosa sull’Immaginazione, il tema a me più caro, del quale – nel frattempo – ho scritto qualcosa nel neonato sito www.matteoficara.it. Se vorrete fare un salto anche lì, vi informo subito che è uno spazio dedicato alla Filosofia (in particolar modo quella del Profondo) ed alla ricerca, quindi gli articoli avranno tutt’altro taglio di quelli che trovate qui.

Ma torniamo a noi. Spesso si sente parlare di “immaginazione creatrice” o “creativa” e solo di rado del suo lato oscuro, l’immaginazione negativa (concetto non solo gurdjeffiano). Per cui, in questo articoletto, mi piace entrare, con voi, nel Regno dell’Immaginazione, vedendone entrambi i volti.

Vi va di scoprirli insieme?

1. L’Immaginazione Creatrice

Forse, come prima cosa, vale la pena di parlare dell’Immaginazione Creatrice. E, come è mio solito, lo farò un po’ fuori dagli schemi.
Già, perché se si parla di Immaginazione, non si può parlare di schemi (o di schematismo in generale), bensì di possibilità, di apertura infinita, di rottura degli argini, di informazione continua.

Anche se la cultura, al riguardo di questa facoltà, è stata veicolata principalmente da The Secret e dal suo seguito, forse uno dei maggiori (e migliori) esponenti dell’Immaginazione Creatrice è Neville Goddard, in particolare in alcuni libri, tra cui “Immaginazione Risvegliata” (ebook) e “Libera il tuo Potere Interiore” (del quale avrete una recensione a breve).

> in breve: secondo le idee più comuni, l’immaginazione creatrice avviene attraverso il pensiero e ti invita ad entrare bene nei dettagli dei progetti o dei desideri che vuoi realizzare, perché, pensando, il cervello emette un campo elettromagnetico che attrae quanto stai pensando, nella tua realtà.

Benone. Chi di voi ci ha provato sa che questo è vero solo in parte. Già qualcosina in più si può ottenere con la Tecnica dei 101Desideri (riportata da Igor Sibaldi), che in questo blog sta spopolando di commenti, anche felicissimi, di chi la usa e ne trae giovamento. Oppure anche entrando nell’ottica del “3 centri”, concetto espresso da Gurdjieff, ma affrontato anche da Gregg Braden in “La Matrix Divina” e secondo il quale, le cose cambiano in questo modo:

> i tre centri sono: il corpo fisico, quello emotivo e quello psichico; ognuno dei quali è retto da un cervello (la colonna vertebrale, lo stomaco, il cervello vero e proprio). Se noi “pensiamo” ad una realtà, la stiamo elaborando su uno solo dei nostri 3 centri. L’invito di Braden è quello di elaborare – nel frattempo della visualizzazione – anche un’emozione (possibilmente positiva), in modo che stimoliamo due dei nostri tre centri. Facendo ciò, il risultato è una fusione di energie, che si manifesta, in termini di campo elettromagnetico, dal cuore, capace di produrre un campo ben più vasto del cervello.

Per i più scettici, come me, anche questa norma non era sufficiente e mi sono voluto cimentare in una ricerca, che ha avuto il suo culmine – per me – nell’incontro con Giuseppe Vercelli, preparatore mentale di Josefa Idem e del CONI, nonché ipnoterapeuta e caro amico (ti saluto qui, Giuseppe, dato che – come tu stesso mi dici – sei uno dei nostri lettori ^_^ ).
Nel concetto della mono-idea di Giuseppe torna la questione del focalizzarsi su una cosa soltanto, con nitidezza di dettaglio.

Ma nel suo lavoro non bastano solo le idee e le emozioni (leggi: motivazioni): durante le performance agonistiche ed olimpioniche (come quelle si Josefa), dove anche un millesimo di secondo è importante, conta anche il terzo corpo, quello fisico.

 > ed il concetto di fondo è: ok la mono-idea, ok la motivazione, ma se il tuo corpo non è pronto, non puoi pretendere, domani, di gareggiare i 100 con i migliori al mondo, se fino ad oggi non lo hai mai fatto.

Chiaro, direi. E questo principio, Giuseppe permettimelo, lo possiamo portare anche negli altri ambiti della nostra vita: non possiamo pretendere (ad esempio) di guadagnare 10000,00€ al mese, se non siamo pronti – su tutti i livelli – a gestirli.

Per cui, questa Immaginazione Creatrice sembra fare acqua da tutte le parti, eppure in moltissimi ci trovano del giovamento ed io stesso, che ho un po’ il ruolo di ambasciatore di Le Stanze dell’Immaginazione, in un modo o nell’altro, comunico una realtà simile.

Ma allora, che cosa è l’Immaginazione Creatrice e quale modo di intenderla è funzionante?
Inoltre: si è parlato di una Immaginazione Positiva e di una Negativa, qual è l’una e quale l’altra? Che cosa le distingue?
Scopriamolo insieme…

2. L’Immaginazione Negativa

Iniziamo dal “lato oscuro” di questa particolare facoltà. Riprendendo in breve alcuni degli insegnamenti di uno dei maestri più importanti, per me, possiamo dire, brevemente, che siamo nell’immaginazione negativa quando viviamo il presente in assenza, distratti da mille e mille pensieri, che si presentano in forma di immagini, di film della nostra vita (passata o futura).

Ancor più, siamo nell’assenza e nel lato oscuro dell’immaginazione, quando questi pensieri non solo ci rapiscono dal qui e ora, ma ci caricano di energie psichiche ed emotive negative: magari pensiamo a quanto il nostro amico o compagno ci ha fatto l’ultimo torto e, nel qui e ora, gli scarichiamo addosso della rabbia repressa, legata ad un momento lontano.

L’immaginazione negativa, quindi, è quella che c’è quando noi non ci siamo.

3. L’Immaginazione Positiva e Le Stanze dell’Immaginazione

Da quanto mi è dato di sapere, ora come ora, grazie a studi, ricerche, pratiche ed esperienze, l’Immaginazione non è una facoltà della mente e poco (o niente) c’entra con il cervello, bensì essa è il canale di comunicazione del cuore.

Assai difficile entrare in questo argomento, ma agli interessati prometto di rispondere e chiedo soltanto un po’ di pazienza, per darmi il tempo di scrivere un breve articolo, e di curiosità, per andare a guardarlo nel sito www.matteoficara.it, dove verrà pubblicato con il nome: “L’Immaginazione e la Filosofia del Cuore”.

Ora, torniamo a noi, ed entriamo nel vivo del lato di luce dell’Immaginazione.
Se il lato oscuro ci allontana da noi stessi e dal nostro “qui e ora”, il lato positivo dell’Immaginazione, ci permette di entrare dentro di noi, assai in profondità. D’altronde questo è un po’ il tema dei primi 3 articoli nel mio blog personale, tutti e tre basati sull’aforisma di Jung:

“L’Immaginazione apre le porte ad esperienze profonde del Sé e rende possibile la formazione stessa del Sé”
– Carl Gustav Jung

Se ci ripensiamo, abbiamo detto che l’Immaginazione è quel luogo dove ci sono (in potenza) miliardi di possibilità e, quindi, è sicuramente qui che il nostro Sé può espandersi o, se preferite, è qui che possiamo espandere la nostra coscienza al di là dei confini logici e morali, al di là del nostro mo(n)do di percepire le cose.
Quando si valicano i confini del mondo percepito (o “realtà-di-superficie”), si entra nei mondi del Profondo e, quindi, nei propri “io-di-profondità”, dei quali si può fare esperienza. E’ di certo questo uno dei modi in cui l’Immaginazione rende possibile il lavoro su di sé e, per farvene comprendere alcuni esempi, posso sicuramente suggerire il lavoro proposto da Deepack Chopra in “Le Coincidenze”, dove si lavorano degli archetipi, in modo simbolico.
Ma qui mi fermo, per non complicare le cose entrando nei dettagli (gli interessati, trovano gli articoli in matteficara.it)

Personalmente ho avuto il piacere di conoscere il lato di luce dell’Immaginazione principalmente in Le Stanze dell’Immaginazione, percorso e strumento di lavoro su si sé che ho ricevuto in dono nel 2011, in una profonda meditazione.
Le “Stanze” – come lo stesso nome ci dice – accolgono le infinite possibilità dell’Immaginazione all’interno di un sistema chiuso, protetto e sacro, composto da 9(+1) Luoghi di Potere, ognuno dedicato ad un'”area di possibilità”.

Anche questa esperienza, molto profonda, di conoscenza e lavoro su di sé, usa l’Immaginazione nel suo senso di luce, nel suo lato positivo, incanalandone i messaggi simbolici in contenitori sacri (le Stanze). Forse l’ultima cosa rimasta da dire, per essere chiari, è che i simboli dell’Immaginazione (e delle Stanze), non vanno interpretati, ma “visti per quello che sono”, vanno accolti, compresi e non capiti.
Ma di questo parleremo in “L’Immaginazione e la Filosofia del Cuore”.

Per cui… vi saluto alla prossima puntata!
^_^

Filed Under: Immaginazione, Spiritualità Tagged With: immaginazione, Matteo Ficara, Stanze dell'Immaginazione

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