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Igor Sibaldi, “Libro della Creazione”. Creatività e Pensiero Laterale.

4 Settembre 2014 by Matteo Ficara Leave a Comment

Cari amici lemattiani,
oggi voglio spendere due parole sul “Libro della Creazione” di Igor Sibaldi.

Nelle righe che seguono, al di là della semplice recensione, anche qualche riflessione per scoprire se ci sono legami tra l’atto della creazione e la creatività, quindi il pensiero laterale. D’altronde, qualche legame ci dovrà pur essere (o no?) tra due cose che hanno la stessa identica radice etimologica: KAR (sanscrito), ovvero “fare”. Dalla stessa radice anche la parola “karma”.

Ma andiamo a scoprirne di più, addentrandoci nel testo.

1. L’indice

Con un esperto sguardo all’indice, si possono capire molte cose di un libro. E’ un po’ la sua carta di identità, insomma.
Il Libro della Creazione ha un indice “cronologico”, ovvero si appresta a parlarci di alcuni eventi in “senso orario”, perché così ci sono stati descritti nel Testo Sacro:

  • Prologo
    nel “prima del ragionamento” (pro-logos) c’è già un’infinità di informazioni utili, capaci di penetrare nella mente del lettore e scardinare presupposti o presunte conoscenze (spesso anche convinzioni) con una semplicità ed un sagacia che sono proprie ad Igor Sibaldi. Si parla di sophoi (diremmo “i filosofi”) e della loro conoscenza, con quel sapore antico, esoterico, celato ai molti, che veniva tramandata attraverso linguaggi molto particolari e segreti, tra cui il geroglifico egiziano e quello ebraico.
    A quest’ultimo è dedicata l’ultima parte del prologo. Questo modo di lavorare è tipico di un’iniziazione: conoscere un alfabeto significa “tornare all’inizio” a quando ancora non lo sapevamo parlare;
    .
  • la Creazione
    si inizia dall’atto primo, come al teatro, quello della creazione. Colpisce, però, che i paragrafi sulla famosa “settimana di lavoro di Dio, nell’atto della Creazione” vengano solo dopo (al terzo posto in questa seconda sezione del libro). Prima di scoprire la creazione, Sibaldi ci parla di Mosè, della lettera “B” dell’alfabeto ebraico (e del suo significato) e dell’addio all’Egitto.
    Vale già qui la pena di ricordare che la rilettura del testo sacro in Igor Sibaldi è tutta in chiave intrapsichica, laddove un “Mosè” ed un “addio all’Egitto” vanno considerati come funzioni in termini di “identità profonde” o di “antiche conoscenze”.

Ma fermiamoci qui un attimo. Certo la storia, in questo libro che assomiglia un po’ ad un labirinto (e di fatto ne svolge il compito), continua con il racconto sui “due dei”, i sette giorni della creazione ad opera di questi due principi così simili allo yin-yang delle culture orientali, e poi con un saltino nell’Eden e, da lì, il discorso su tutte le stirpi (qayniti e non), il diluvio, portatore di un nuovo inizio, ed infine, naturalmente, “l’opera del figlio”, nelle mani di Noah.

Di sicuro non vedremo tutto, in questa breve recensione, ma qualcosa in particolare, legato alla Creazione ed alla creatività.

2. I due dei

Ecco che il “Libro della Creazione” si fa subito interessante. Un classico, quando si parla di libri di Igor Sibaldi, che apre subito rompendo qualche schema di pensiero.

Il primo schema che va in frantumi in questo libro è che “non avrai altro Dio all’infuori di me”, ovvero: ci sono più “dio”.
I due “dio” che si presentano nell’atto della creazione sono YAHWEH ed ELOHIM che, per chi non masticasse ebraico antico, significano: “il dio di ciò che è” ed “il dio del divenire”, o almeno così è se interpretiamo le lettere dell’alfabeto ebraico come geroglifici.

Mi piace molto come, in un attimo, Sibaldi riesce ad unire cultura occidentale ed orientale: questi due dei sono così vicini allo yin/yang da far quasi accapponare la pelle. E su questo scambio, così diverso e vitale, si baseranno tutte le letture seguenti, in particolar modo quelle riguardanti ogni atto di creazione, poiché – come dice il Testo Sacro e come diceva Eraclito – la vita è movimento da uno stato di stasi e mantenimento (autunno-inverno) ad uno di grande lavoro e cambiamento (primavera-estate).

Andiamo a vedere, quindi, come si avvolgono e svolgono questi due principi all’interno dell’Atto della Creazione che, giusto per riportarlo (ma lo abbiamo già fatto anche in Pinocchio e la Qabbalah), è una Creazione Continua, che sul piano della pianeta Terra è in mano agli uomini di buona volontà.

3. L’atto della Creazione

” In principio”, in realtà non è un principio. E’ un titolo, qualcosa come: “il formarsi del procedere dell’energia della conoscenza di quel che si può percepire e del modo in cui è giunto a compimento”. Ecco di che cosa parlano i primi sette Giorni della Creazione. Non sono un inizio, ma parlano della dimensione dell’incominciare di tutto ciò che percepiamo, conosciamo, pensiamo…
Di fatti si narra che questa creazione continua inizia con il conoscere l’orizzonte di qualcosa (i cieli) ed suo poter assumere direzioni (terra).

In breve, quindi, la traduzione del primo versetto della Genesi viene a significare:

Questo libro narra di come, a fondamento di ogni cosa, vi sia il Divenire che dà forma a due vasti insiemi: da un lato, a tutto ciò che si può capire, e definire; e dall’altro, alle direzioni, alle dinamiche in cui si attua ciò che può esistere.
> Igor Sibaldi, “Libro della Creazione”, pag. 178

Se la Genesi racconta questo, allora la Creazione diventa il modo in cui avviene questo processo di creazione un po’ particolare.

Difatti il primo giorno segna il momento in cui ELOHIM definisce due direzioni, il giorno e la notte, ovvero ciò che è visibile e ciò che non lo è ancora, verso le quali ogni cosa può prendere il proprio movimento.

Movimento per andare dove?

4. L’Adam e quel qualcosa di nuovo

Andare verso qualcosa di nuovo, si intende. Dato che la Creazione è continua, ed il buon vecchio ELOHIM lo sapeva bene, ma era fiducioso (nell’uomo), qualcosa di nuovo c’è sempre. D’altronde il principio yang/Elohim è proprio il principio del Divenire, del continuo mutare, della generazione continua e dell’abbondanza senza fine.

Ma se interpretiamo questo libro come una lettura intrapsichica della Genesi, allora chi è l’Adam?
Chi sono tutti i personaggi che si affacciano nel testo, quelle generazioni che nascono da qayin, ad esempio, e tutte le altre?

Sono degli “IO”.
Il Testo Sacro (e la Genesi), così, diventano un manuale di evoluzione delle forme dell’io-profondo, una guida per tutti i passaggi da compiere fino al Diluvio e dopo di esso, con Noah. E gli dei sono i due principi a cui “far caso” (o appello), quando si tratta di creare qualcosa di nuovo.

Chi si occupa di creatività lo sa bene. Una delle caratteristiche importanti è: la quantità, prima della qualità.
Il Brainstorming ne è un esempio: buttare fuori idee senza censore razionale, produrle nel nome di ELOHIM, per poi, solo alla fine, tornare sulla quantità ed iniziare un percorso di valutazione ed eliminazione, che conduce ad una sola idea, da coltivare, come insegna YAHWEH.

Filed Under: Creatività, Pensiero Creativo, rec. Libri, Recensioni e Interviste, Spiritualità Tagged With: Creatività, Igor Sibaldi, Matteo Ficara

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