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Immaginazione e Psicologia del profondo: Hillman interpreta Jung. Lo PsicoSimbolismo che conosce anche Sibaldi.

2 Marzo 2014 by Matteo Ficara Leave a Comment

Cari amici lemattiani, dall’inizio di questo anno, al di là dei blog  😉 , ho deciso di abbandonare ogni attività che non fosse Le Stanze dell’Immaginazione, implementando non solo la pratica e la ricerca, ma anche lo studio nella direzione di uno dei suoi più profondi effetti, quello che definisco come “psicosimbolismo”. E sono felice, oggi, di trovarmi a parlarvi di come James Hillman, nel libro “L’anima del mondo e il pensiero del cuore” , ha mirabilmente riletto e magistralmente reinterpretato la filosofia di grandi della storia (come Plotino, Ficino, Vico e Jung), traendone una nuova filosofia psicologica, che possiamo definire come “Psicologia del Profondo”, che conosce il potere del Simbolo e dell’Immaginazione. “Psiché”, qui, non è intesa nel senso della Psicologia odierna, ma piuttosto ancora come “anima” (e spesso “anima mundi”) ecco da dove la Psicologia diventa “del Profondo” (prendendo un’accezione piuttosto spirituale). Ma… che cos’è lo PsicoSimbolismo?

1. Immaginazione e mito (questo sconosciuto)

Che cos’è il mito? Probabilmente, ognuno di noi ha dovuto affrontare questa domanda, negli anni della scuola. E la risposta, che ancora ricordo, mi sembra esser sempre la stessa: “Il primo modo che l’uomo ha usato per spiegarsi i fenomeni naturali“. La prima scienza, in poche parole, ma anche la prima filosofia e l’albore di ogni religione. E fermiamoci qui. D’altronde, altro non si è detto, se non in università specializzate. Il mito, quindi, ricopre un’importanza fondamentale, non tanto perché incarna principi fisici della natura, ma in quanto nasconde e rivela una loro interpretazione da parte dell’uomo. Il mito è un simbolo psicologico dell’uomo, insomma, che egli ha plasmato traendolo dalle profondità della sua essenza. E lo ha potuto fare, perché l’essenza dell’uomo, l’Anima, comunica con la coscienza attraverso immagini:

“La coscienza dipende dall’immaginazione e l’immaginazione occupa un posto centrale nell’anima. […] Quando l’immaginazione […] funziona correttamente, essa fa da specchio sicché attraverso di essa ha luogo la riflessione della coscienza” – Hillman Ecco che, allora, il mito antico è il palcoscenico naturale del “rispecchiamento della coscienza dell’uomo” e dei suoi traumi. D’altronde si diceva che il teatro avesse una funzione escatologica – un po’ come, oggi, le costellazioni sistemiche e familiari – dovuta al “vedere in atto” i drammi che ognuno di noi porta con sé: se gli dei e gli Eroi erano i segni delle nostre costellazioni psicologiche interiori, allora, vedere in atto il loro relazionarsi, significava far agire, in noi stessi, le stesse dinamiche. Col mito abbiamo espresso archetipi delle nostre psicopatologie (termini usati di Jung) e con il teatro ce ne siamo curati. Ed oggi?

2. Psiché: Psicologia e Psicologia del Profondo

Quando si parla di Psicologia si sa bene (o no?) di che cosa si sta parlando, ma già qualche dubbio sorge quando si parla di Psicologia del Profondo, di cui – al di là del precursore Jung – oggi mi sembra di poter dire che siano Igor Sibaldi e Jodorowsky i migliori interpreti. Se la Psicologia fa differenza tra “conscio” ed “inconscio” e si concentra sullo studio del conscio, tralasciando al misticismo, alla magia, talvolta all’ipnosi ed all’interpretazione dei sogni, il lato “non conscio”, la Psicologia del Profondo è un modo dinamico ed alternativo, spesso fusione di discipline scientifiche ed un approccio olistico/spirituale, di giocare con ciò che conosciamo come “inconscio”. Intanto, necessita un chiarimento, che trovate ben espresso in “Il libro della Personalità” di Igor Sibaldi:

“Tutto lascia pensare … che l’Inconscio lo abbia soltanto la psicologia stessa. E lo ha perché ne aveva bisogno: […] … la psicologia decise di accontentarsi di un concetto tanto fragile e contraddittorio com’è appunto il cosiddetto “io”, cominciò a rifiutarsi di prendere in considerazione vari fenomeni e contenuti psichici che contraddicevano quel concetto”

Quindi tra la Psicologia e la Psicologia del Profondo, c’è una differenza sostanziale:

“Il compito che la scienza si pone, almeno in Occidente, è infatti quello di scoprire l’ignoto a partire dal noto, dal già capito; compito della ricerca spirituale è invece l’opposto: interpretare il noto in base a un ignorato che, appunto, può manifestarsi soltanto sottoforma di simboli rivelati a profeti, o ad artisti, o in sogno”

3. Lo PsicoSimbolismo

Come potrete ben comprendere, lo PsicoSimbolismo è sia un contenuto, che un atto:

  • come contenuto, esso trae la sua origine dall’Anima, che si rispecchia – attraverso l’Immaginazione – sulla coscienza e perciò diventa visibile, rendendo visibile ai nostri occhi, ciò che siamo, momento per momento;
  • come atto, lo PsicoSimbolismo si dispiega, contemporaneamente, in 3 modi diversi: come ricezione, rappresentazione e proiezione.

Se è vero che la psiché è anche anima mundi, quindi anima non solo dell’individuo, ma del mondo, di un inconscio collettivo che comunica attraverso simboli ed archetipi (il mito), allora è vero anche che:

  • nel mito antico troviamo i simboli di guarigione di alcune psicopatologie;
  • il “vedere simboli” (nel sogno, studiandoli, riattivando l’Immaginazione) è un “farmaco”, una cura che ci pone di fronte alle verità di ogni momento, dandoci il potere – soltanto vedendole (lavorando con le immagini sul principio “sei/sai” della psicologia logica) – di guarirne. Un processo di guarigione avvenuto con successo, quindi, non sarà la sparizione del simbolo, ma la sua trasformazione in un altro simbolo, un po’ come per le emozioni ed il loro sentire, nella tecnica Focusing di Gendlin.

E questo è possibile, come dicevo poco fa, perché lo PsicoSimbolismo è:

  • ricezione di immagini archetipiche, dal passato, e simboliche, dal futuro (per questo, vedi gli estratti dal seminario sull’Arte di (Pre)Vedere e Creare il Futuro);
  • rappresentazione delle immagini: la mente lavora solo per rappresentazioni (Kant diceva che la mente ci ri-presenta le immagini);
  • proiezione di contenuti, nei simboli e negli archetipi che “vediamo”, e di immagini stesse, nella realtà immaginata (interazioni nel sogno) e concreta (pensiero).

Ecco perché è importante l’Immaginazione: è un ponte per vedere verità espressa in simboli, il cui effetto è curativo. E chi è entrato nelle proprie Stanze dell’Immaginazione, lo ha già capito e provato… vuoi scoprirlo anche tu? 😉

Filed Under: Immaginazione, Ipnosi, rec. Libri, Recensioni e Interviste, Spiritualità Tagged With: cambiamento, Crescita individuale, Igor Sibaldi, immaginazione, Matteo Ficara, Spiritualità, Stanze dell'Immaginazione

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