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Igor Sibaldi, “Libro della Personalità”

8 Gennaio 2013 by lemat Leave a Comment

by Matteo Ficara

Cari amici lemattiani,
stavolta sono capitato nella “brace”.

Perché vi dico questo?
Perché fare la recensione del “Libro della Personalità” di Igor Sibaldi non è affatto semplice!

Difatti, due sono le cose certe:

  1. non è un libro facile;
  2. quando lo capite, è capace di portare una vera svolta evolutiva nella vostra vita.

E noi siamo qui per facilitarvi nella realizzazione del secondo punto, rendendo meno spigoloso il primo.

^_^

Per cui… partenza!

1. La Psicologia del Profondo

Quando si parte in viaggio con Igor Sibaldi, bisogna armarsi di una discreta dose di coraggio, perché ci conduce spesso al di là dei nostri attuali confini – Igor si definisce esperto di Psicologia del Profondo – e di una bella manciata di sorrisi, perché il suo humor semplice e diretto (un po’ inglese) colpisce sempre.

Ogni buon viaggiatore, prima di partire, osserva la mappa. E così, il buon Igor, ci fa una rapida panoramica dei terreni che andremo ad esplorare, ragionando – come è caro anche a noi di LeMat – sul significato di alcune parole: conscio, inconscio, al di là e personalità.

Che cos’è l’inconscio?
Se la psicologia ha definito il “conscio” come “ciò che, in noi, conosce”, allora l’inconscio è “ciò che non può essere conosciuto da ciò che, in noi, conosce”. Un bel gioco di parole, abbastanza arzigogolato, per dire semplicemente che:

  • quando definisco (giudico) qualcosa, necessariamente e contestualmente ammetto il suo contrario. Quando dico che “esiste la luce”, allora, necessariamente e nello stesso momento, deve essere anche che “esiste l’ombra”.
    Avendo definito il conscio, identificandolo con “ciò che conosce”, abbiamo necessariamente tagliato fuori (de-cidere = tagliare via) qualcosa: proprio colui che conosce;
  • questo rebus si scioglie con la metafora del pulcino: fino a che non è nato, il pulcino non sa di trovarsi dentro ad un uovo, perché – standone dentro – non può vederlo.
    Se il conscio è “ciò che conosce”, come può, il conscio, conoscere “ciò che conosce”?
    Il conscio non può conoscere se stesso perché, per farlo, dovrebbe essere fuori di sé (ed ecco perché essere LeMat aiuta: perché ci permette di guardare dentro ^_^ ).
    Allora resta che, dentro al conscio, c’è un terreno inesplorabile che si chiama inconscio.
    Dentro di noi, insomma, laddove c’è la parte più originaria, profonda e sottile, che la psicologia ha chiamato inconscio, troviamo l’IO.

E qui il discorso, invece che farsi più semplice, si rende più complesso.

2. Che cos’è l’IO

L’IO è quello che siamo veramente, al di là dei limiti che noi imponiamo a noi stessi (poiché anche i vincoli sociali, fintanto che li accettiamo, sono autoimposti).
L’IO è l’al di là di quello che conosciamo di noi stessi.

Questo IO è un terreno vasto, che può essere invaso dall’una o dall’altra forza, fino a che noi stessi non ci ergiamo qualche cosa dentro.
E’ quello che capita quando ci facciamo soggiogare delle emozioni o dai pensieri: prendono letterlamente il nostro posto e ci fanno rispondere in maniera automatica agli stimoli esterni.

Ma… che cosa costruire?
Decidere che cosa sia il nostro IO non è facile, perché decidere (lo abbiamo visto) significa “lasciare andare qualcosa”, ovvero rinunciare ad una porzione del mondo che conosciamo, delle persone che lo abitano e delle possibilità che mantiene aperte.

L’ideale sarebbe di erigerci quello che siamo realmente ed il Libro della Personalità è un’ottima bussola per farci ri-conoscere.
Perché ci “conosciamo” già, ma dobbiamo avere il coraggio di scommettere di esserci sbagliati e RIcominciare da zero a CONOSCERSI.

L’idea della bussola è perfetta per sue ottimi motivi:

  1. lo stesso Igor Sibaldi usa questa terminologia;
  2. lo schema a cui faremo – a breve – riferimento, assomiglia ad una bussola, con i quattro poli (N,S,E,W).

Sto parlando dello schema dei Tipi Psicologici tratteggiati da Carl Gustav Jung.

Intuizione che si oppone a Sensazione e Pensiero in opposizione a Sentimento (feeling).

Quattro tipi psicologici che possono diventare otto, se si considera anche l’orientamento dell’IO: estroverso o introverso.
Ma questo ci interessa solo lateralmente…

3. Il “parturir”

Quello che ci serve sapere è, invece, che cosa significa il termine “differenziazione”.
Tra i quattro tipi, ognuno di noi, ha una prevalenza. Questo significa che posso essere prevalentemente intuitivo e, quindi, sarò mancante nel lato opposto, quello delle sensazioni.
La stragrande maggioranza delle persone hanno differenziato almeno due tipi, il che vuol dire che la loro bussola sarà “piena a metà”.
Le altre funzioni, quelle minoritarie, regrediscono fintanto che l’IO non porta la propria attenzione su di loro.

A questo punto, nel libro, Igor ci incanta con una mitologia a cavallo tra la biblica, la mistica e l’esoterismo, laddove il presepe si traforma nella raffigurazione simbolica dell’atto del “parturir” ovvero del mettere al mondo il proprio IO, equiparando (meglio equipollendo) i quattro tipi:

  • il bue indica il dio Apis (toro) della cultura egiziana, colui che favoriva il prescelto nelle prove;
  • l’asinello è Seth, l’ostacolatore. La sua posizione protettiva indica che anche la “sventura” è dalla nostra parte;
  • Giuseppe è l’iniziato che ha percorsi tutte le tappe ed ha incontrato (equiparato) il suo opposto, il femminile, ovvero… ;
  • Maria, che è pronta a “parturir”, sotto la luce della guida, ovvero della… ;
  • cometa, il Sé interiore, l’IO.

Manca nessuno?
Ma certo, il Bambinello. Il suo aspetto di nascituro indica esattamente il nostro grado al momento del “parturir”, lo stesso grado indicato dalle culture orientali quando indicano gli Illuminati, ovvero lo stato di RINASCITA.

In “Libro della Personalità” Sibaldi ci guida alla rinascita attraverso una metodologia cara anche a Jodorowsky (e a LeMat), perché derivante da semplicissime, ma potenti, tradizioni antiche.
In parte abbiamo parlato degli specchi esseni nell’articolo su Byron Katie, The Work e gli Specchi Esseni, dicendone – in modo molto rapido – che il funzionamento è: guarda al tuo mondo come se fosse uno specchio di te stesso.

In poche parole:il mondo è una metafora.
Fatti, persone, eventi, sono simboli esteriori delle tue dinamiche interiori e si sono presentati a te, al fine che tu li “risolva”.

4. Una foresta di Simboli (e Facoltà)

Ed ecco che, allora, Igor ci dà una lunga serie di “simboli” da tenere sotto controllo nella nostra vita esteriore, al fine di comprendere che cosa è da “risolvere”, ovvero: ciò che si manifesta è il non ancora differenziato, che emerge per farci raggiungere l’equilibrio.

I simboli/facoltà vengono suddivisi in tre sezioni:

  1. quelli riferiti alla Conoscenza, ovvero il “che cosa” viene conosciuto (la coscienza è “ciò che conosce”, l’inconscio è il luogo del “non sapere”, ovvero laddove hanno luogo e modo di avverarsi i miracoli. Vedi anche: Lo spazio dei Miracoli. Steiner, PNL, Ipnosi e Magia);
  2. quelli riferiti alle funzioni della Volontà, ovvero tutto ciò che appartiene al “non ancora conosciuto” e che può/deve essere realizzato (sono il luogo attivo dell’avvenire, laddove superiamo il limite attuale e diventiamo altro);
  3. le funzioni della Crescita ed il loro limite.
    “Quando osiamo non sapere, tutto si rivela per noi una trasformazione del nostro Volere in un nostro fare, a cominciare da quello che percepiamo. Non ci sono più forze estranee all’Io, che determinino per noi l’aspetto ed il significato di quel che ci circonda: ci accorgiamo invece di come i nostri sensi colgano soltanto ciò che noi vogliamo coglierne, e che la nostra memoria ricorda, delle nostre percezioni, soltanto ciò che vogliamo ricordarne. Il mondo è dunque, per noi, ciò che questo nostro Volere lo fa diventare” pag.224.
    Il nostro fare, a questo livello, diventa anche “ciò che non facciamo”, ovvero il Nulla. Ed è tra queste due scelte che si nasconde il principio della “buona Volontà” e della Crescita.

 Ed infine, partendo a ritroso come piace a me, ecco una rapidissima carrellata dei simboli con cui Igor ci sostiene nel nostro processo di evoluzione o, meglio ancora, di rinascita:

Simboli della Conoscenza:

  • Gesù , la Comunicazione;
  • il Cavaliere, l’Autodifesa;
  • il Guerriero Indiano, ovvero la Sapienza delle Superfici;
  • il Mago, ovvero la Sapienza delle Profondità;
  • il Pontefice, l’Autorità;
  • Paperon de’ Paperoni, ovvero la Ricchezza;
  • la Strega, il Buon Rapporto con le Culture Sconfitte;
  • il Capo Indiano, il Buon Rapporto con le Proprie Età Sconfitte;
  • Robin Hood, ovvero l’Outsider;
  • Foresta ed Aria, Ostacolo e Superamento dell’Ostacolo;
  • l’IO, l’Attenzione.

Simboli della Volontà:

  • il Monarca, il Dare Ordini;
  • l’Ascensione, ovvero l’Altro Corpo;
  • la Chiesa, lo Scopo;
  • L’Opera d’Arte, la Bellezza;
  • il Passato, il Presente ed il Futuro.

Simboli del Fare:

  • l’Ideale, il Giudicare ed il Fare.

Wow…
Siamo arrivati fino in fondo.
In parte mi scuso se non ho dedicato alcuna parola ai molti archetipi, ma – come capirete da soli – sarebbe stata una cosa veramente lunga.

E poi…è sempre meglio riempire i simboli con il proprio senso.
Per cui, se vi è venuta curiosità, questo libro lo caldeggio volentieri.
Buona lettura!
Matteo Ficara, LeMat
Il Libro della Personalità
Igor Sibaldi
Il Libro della Personalità
Frassinelli

Filed Under: Coaching, Recensioni e Interviste, Spiritualità Tagged With: Coaching, convinzioni, Crescita individuale, Igor Sibaldi, Matteo Ficara, Spiritualità

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