by Matteo Ficara
Cari amici lemattiani,
poco fa, seduto a tavola per il pranzo, ho riflettuto su quante persone avrei voluto “conoscere” su facebook, per poterle ringraziare dei doni di Natale che hanno fatto alla mia giovane famiglia.
Il mio sistema riflessivo di stampo filosofico, da questo punto di partenza, è giunto alla stesura di questo articolo incentrato sul social network più famoso e sul Gioco delle Identità.
Ma perché, invece, non telefonare?
Eh già… Buona domanda.
In effetti, quando mi sono accorto di questa domanda interiore, mi sono fermato a ragionare sulla risposta, ripetendomi a voce alta – e focalizzandoci l’attenzione – la domanda stessa, rigirandola in modo che esprimesse a pieno il suo significato:
“Perché preferisco scrivere su fb, invece che telefonare?”
Mi sono balzate in mente subito una serie di motivazioni:
- perché su fb ho tutto il tempo di cui ho bisogno.
Certo, anche al telefono posso stare il tempo che voglio, ma il tempo di cui necessito non è tanto quello “attivo” della comunicazione, quanto quello “passivo”, in cui dedico me stesso alla centratura necessaria per trovare le parole giuste (non una più, non una meno), con cui esprimere quel che c’è in me, in quel momento.
In poche parole: “Conta fino a dieci, prima di parlare” ;-P - perché su fb posso inviare anche immagini.
Eh già… nonostante il fatto che, nella comunicazione verbale, si possa partecipare delle intonazioni della voce, poter “dire qualcosa con le immagini” è sempre più potente, perché più evocativo; - perché su fb posso allegare documenti e risorse.
Sembrerà strano – ma forse no – eppure il fatto di poter allegare dei documenti e, nello specifico caso di LeMat, delle risorse, aumenta notevolmente le mie possibilità di interazione, all’interno della comunicazione.
Facebook, il blog ed il social network, quindi, aumentano alcune nostre possibilità e mezzi comunicativi.
(a meno che non sappiamo veramente usare la nostra Voce)
Ma c’è il rovescio della medaglia: il Gioco delle Identità.
Se è vero che fb garantisce una maggiore “chiarezza di pensiero”, perché dilata il tempo della e nella risposta, è vero perché ingigantisce le distanze, a tal punto che possiamo “essere s-visti” o, addirittura, “non essere visti” del tutto.
A grande distanza, infatti, iniziamo a scorgere in modo sempre meno nitido l’oggetto della nostra osservazione. Nel social network questo facilita la creazione di personaggi (nick, account, avatar) spesso rispondenti solo in parte alla realtà.
A livello “psicologico” si è detto molto (e molto si dirà) sulla negatività e sulla positività di questi “mascheramenti” online. Tra i tanti commenti, uno in particolare ci ha colpito, quello di Igor Sibaldi, che rivaluta un particolare modo di usare i social network.
Vuoi sapere quale?
Nel canale YouTube di LeMat trovi il video. Ecco il link: http://www.youtube.com/watch?v=9mDBCiDgsM
Detto in breve: i social network possono svolgere un’ottima funzione di divulgazione delle informazioni e di condivisione di realtà differenti, nonché possono partecipare ad allenare il pensiero complesso.
Per quest’ultimo punto, però, è necessario scrivere (e leggere) pensieri e post lunghi ed articolati.
Perché?
L’italiano – come tutti sanno – deriva dal latino, una lingua dalla vasta grammatica e dalla potente energia, che si esprimeva attraverso una complessa struttura fatta di ordinate e subordinate, consecutio temporum (il modo logico di disporre i verbi tra le frasi) e molto altro.
Oggi, invece, perlopiù parliamo dialetti, dimentichi della lingua madre e delle strutture grammaticali.
Questo passaggio dalla “lingua” al “dialetto” è dovuto – in buona parte ma non solo – ad un fenomeno sociale legato all’accelerazione della velocità della vita.
Sei stressato? Vivi ritmi serrati? Non riesci a stare dietro al “mondo”?
Ritorna a parlare italiano, recuperando le regole della grammatica.
Perché?
I veri lemattiani sanno bene che le parole che usiamo influiscono sulla nostra “immagine del mondo”. Bene, oggi aggiungiamo un tassello a questa conoscenza: la complessità della grammatica che siamo in grado di adoperare, denota la profondità di pensiero che riusciamo a raggiungere nelle nostre riflessioni.
L’invito di Igor Sibaldi e di LeMat, quindi, diventa: dedicare tempo alla lettura di pensieri complessi, al fine di rendere più profondo il nostro pensiero.
Che cosa c’entra, questo, con il Gioco delle Identità?
In particolare per i giovanissimi, nei cui cuori – ancora capaci di infiammarsi per i sogni – credo fortemente, l’invito di dedicarsi ad approfondire il pensiero ha due motivazioni profonde:
- “pensare” rende liberi.
Che ci si creda o no, da quando sono nel mondo della consulenza e della formazione, l’essere “filosofo” ha avuto la sua rivincita: le grandi aziende cercano, per incarichi manageriali, persone in grado di pensare in modo complesso (e sistemico).
Nella società in cui viviamo, infatti, il modellamento che si può subire data la rapidità di informazioni ed immagini cui veniamo esposti, partecipa a creare un pensiero “frammentato”, incapace di creare, leggere e gestire complessità.
Il “pensiero frammentato” è una delle armi dei mass media, per muovere i nostri pensieri al nostro posto.
Ecco perché pensare rende liberi; - il dialogo interiore crea identità.
Avrete sicuramente fatto caso, almeno una volta, a quella vocina che abbiamo nella testa ed attraverso la quale di raccontiamo il mondo, le esperienze, i ricordi, i sogni e… perfino le bugie!
Bene, nel mondo della formazione, chiamiamo questo fenomeno “dialogo interiore” (nella psicologia “pensiero narrativo”), una specie di “vecchio seduto vicino al camino e con la coperta sulle ginocchia, che ci legge delle storie”.
La sua funzione è duplice:- dà significato agli eventi esterni (stimoli), creandone dei pensieri funzionali (giudizi);
- collega insieme tutti gli eventi (quelli percepiti dall’esterno e quelli pensati) in un’unica storia: la tua;
Ecco perché l’abilità di pensiero sistemico c’entra con il Gioco dell’Identità: favorisce il rafforzamento dell’identità a discapito delle diverse maschere (personalità) che indossiamo nei ruoli quotidiani (lavoro, famiglia, amici, etc…) e nei social network.
Per cui, cami amici lamattiani (soprattutto giovanissimi e genitori),
ecco che i pregi di facebook, ovvero la possibilità di dedicare maggior attenzione al proprio pensiero, in modo da creare comunicazioni non solo efficaci, ma sincere (in cui diciamo effettivamente ciò che desideriamo), possono diventare difetti, dando vita al Gioco delle Identità.
Come evitare il “labirinto” dell’identità?
Coltivando il pensiero sistemico.
^_^
Matteo Ficara, LeMat
filosofo
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