by Matteo Ficara
Cari amici lemattiani,
avete sicuramente già letto i nostri articoli sulla Comunicazione, in particolar modo faccio riferimento a: “CSE – Comunicazione Sincera ed Efficace”, dove esponiamo il nostro modo di intendere una comunicazione efficace (trovi il link in fondo).
Della tecnica Ho-Oponopono, invece, abbiamo finora parlato solo in una newsletter (non la ricevi ancora? CLICCA QUI ed inserisci i tuoi dati!), per cui… andiamone a scoprire i segreti!
Anzitutto, un breve e sincero ringraziamento a chi, con impegno ed entusiasmo, si è occupato di divulgare la tecnica in Italia:
Grazie agli amici di Josaya
In secondo luogo, due parole (due), sulla tecnica di Ho-Oponopono.
Come spesso accade, il significato del “nome” ci aiuta a comprenderne il segreto.
Ho-Oponopono significa: «rimettere le cose al giusto posto»
Detto così sembra anche troppo facile, per cui andiamo a vedere come funziona.
Tutti i lemattiani affezionati sanno già bene che uno dei presupposti del nostro lavoro è quello di credere che la realtà è una nostra responsabilità al 100%, prodotta dalla fusione di pensieri, emozioni, parole, azioni.
E l’Ho-Oponopono va a lavorare proprio su questa nostra qualità magica di co-creatori.
In che modo?
Utilizzando parole di pace, al fine di modificare il pensiero, che influirà sulle emozioni e quindi negli atti.
In breve, l’Ho-Oponopono è una tecnica di riconciliazione, che lavora attraverso un mantra capace di ristrutturare il mondo interiore (dal sistema sinaptico, alle convinzioni, fino all’immagine del mondo) e – di conseguenza – quello esteriore, portando pace laddove c’erano conflitti irrisolti.
Eccone un esempio:
tanti anni fa ho vissuto un periodo di intensa rabbia: la persona al mio fianco continuava a comportarsi in un modo che mi faceva stare male ed io, interiormente (senza sfogare), nutrivo la mia rabbia. In quel periodo, quindi, il mio stomaco si è molto contratto ed oggi, con anni di distanza, sta finalmente sfogando tanto “ingorgo” di mala emozione. E lo fa – sempre per esempio – con un’ulcera.
Io, quindi, nel “qui e ora” dove si manifesta la conseguenza dei miei atti (l’arrabbiatura), ripeto il mantra, SENZA ricordare la causa del mio male. Non è assolutamente necessario, perché Ho-Oponopono, andrà a lavorare laddove noi stessi creiamo il mondo: sulle parole.
Ripeto il mantra, quindi, in piena serenità, senza dover focalizzare l’attenzione su un pensiero.
Perché?
E’ molto semplice: non in molti hanno la saggezza di sapere con certezza qual è la causa della loro realtà attuale. Siamo talmente interrelati con pensieri, emozioni, parole, azioni e vite precedenti, che non possiamo dirci sicuri sulle cause della nostra realtà. Portare attenzione ad un pensiero “specifico”, intendendolo come la causa del male, potrebbe essere addirittura dannoso (potrebbe stimolare la mente a creare, nei fatti, un legame che prima non c’era e che rafforzerebbe la veridicità del male).
Ed eccoci, finalmente, al mantra:
- mi dispiace;
- (ti prego) perdonami;
- grazie;
- Ti Amo.
Bene, anche solo leggendolo, lo avete ripetuto per la prima volta!
^_^
Adesso, andiamo a portarlo in un ambiente che può renderlo efficace in modo STRAORDINARIO: la Comunicazione di ogni giorno.
In CSE – Comunicazione Sincera ed Efficace (il link è in fondo), diciamo che tutti, anche inconsapevolmente, vogliamo che la nostra comunicazione sia efficace, perché l’efficacia è il luogo ove le nostre intenzioni diventano realtà.
La comunicazione, difatti, si costruisce sui feedback, sui “ritorni” che abbiamo dal nostro/i interlocutore/i.
Ne parla in modo dettagliato Paul Watzlawick nel libro “La Pragmatica della Comunicazione Umana”:
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Quando diciamo qualcosa a qualcuno è perché vogliamo vedere un “risultato”, un cambiamento nel nostro mondo e, in particolar modo, nel nostro (degli interessati) modo di interagire. Detto in modo molto rapido, è qui che si innesta il discorso della sincerità di CSE – Comunicazione Sincera ed Efficace: che cosa vogliamo dire veramente? Che cosa vogliamo che accada? Quali parole usare? Quali evitare?
CSE è il nostro modo di portare se stessi nel mondo.
E siamo finalmente arrivati al nocciolo della situazione: CSE ed Ho-Oponopono.
Adesso scopriamo quali sono i vantaggi di portare la tecnica nel metodo, calando ambedue nella propria quotidianità:
- maggiore identità a se stessi;
- aumento di felicità (quando la comunicazione si fa efficace e sincera, noi veicoliamo quello che siamo);
- risoluzione dei conflitti;
Per dirlo con poche parole:
CSE + Ho-Oponopono = porta nel mondo te stesso e la Pace
Ed ecco come fare:
la prima fase attiva di CSE è quella di scoprire le carte.
Giocare a carte scoperte dà sicuramente un vantaggio al nostro interlocutore, perché gli concede di sapere tutto di noi, ma lo spiazza completamente, rendendolo sospettoso, nel caso che abbia intenzioni fraudolente, o – viceversa – aumentando la sua sensazione di agio, se è un amico (o un individuo prossimo a diventarlo), perché trova in noi una chiarezza, un’apertura, una sincerità, che lo fanno sentire bene.
Ed ecco come si concilia con il “mi dispiace”.
Nel classico (e temutissimo ;-P) esempio della chiacchierata in ascensore, quanti di noi vorrebbero dire qualcosa, ma non lo fanno?
Ecco come cominciare con CSE+Ho-Oponopono:
“Ciao (+ un bel sorriso, che non guasta mai), sai… mi dispiace. So con certezza che avrei un grande piacere di scambiare due parole con te, eppure non lo faccio. Non ancora, almeno, e mi dispiace.
(Ti prego) Perdonami se ancora non riesco ad uscire dalle maschere della quotidianità e mi imbarazzo nelle relazioni nuove, come questa, senza trovare il coraggio di esprimere quello che sono.
Grazie, comunque. Ti ringrazio anticipatamente del pensiero felice che mi invierai quando ripenserai a quanto strane siano state queste parole. Strane, ma piacevoli e confortanti, come quel raggio di Sole che si affaccia tra i rami”
E per concludere, cari amici lemattiani, il passaggio apparentemente più difficile e più strepitoso: “TI AMO!”.
Per tutti coloro che se lo sentono, perché hanno già sviluppato in se stessi un certo livello di libertà dagli schemi, non c’è bisogno che aggiunga altro: dite “TI AMO!”, ricordandovi che siamo tutti fratelli e sorelle.
^_^
Per tutti quei casi in cui ciò sembra impossibile, allora ecco alcuni “trucchetti” :
“SaluTIAMOci, allora”
“SaluTI AMOrevoli”
Mi raccomando, se usate questi trucchetti, di portare la vostra attenzione ed il tono della voce sulle parole “TI AMO”.
;-P
Matteo Ficara, LeMat
Ti Amo
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