by Matteo Ficara
Cari amici lemattiani,
come ormai avrete compreso, il nostro blog – specchio del nostro fare fisico – non parla solo di formazione o, almeno, non di semplice formazione, come quella che oggi si trova un po’ ovunque (ahimé, con quali risultati…), ma di quella particolare tipologia che si attiene ad una tradizione antica quanto il mondo (l’esoterismo), che ha a cuore la crescita spirituale.
Ed ecco che oggi parleremo della tradizione degli Specchi Esseni, in parallelo con uno degli strumenti che abbiamo provato e che ci è sembrato con essa allineato: “The Work” di Byron Katie.
Chi è Byron Katie?
Byron Katie è, fondamentalmente, una ricercatrice.
Non tanto nel senso scientifico degli esperimenti in laboratorio e delle controprove, quanto in quello “spirituale” dell’ascoltare e trovare.
Dal suo lavoro, dall’esperienza, dalla disposizione all’ascolto dei messaggi dell’Universo, ha trovato un metodo (“The Work”, appunto) per poter “identificare ed indagare i pensieri che causano tutta la sofferenza del mondo” (estratto dal sito italiano).
Una proposta “in grande”, di certo, ma che – a prove fatte – ci è sembrata efficace.
Andiamo a vedere di cosa si tratta?
Prima di cominciare il nostro viaggio di scoperta, premetto che dovrò, per motivi di spazio, fare una cesura di alcuni dettagli che – mi auguro – non comprometteranno il senso profondo veicolato dall’illuminata con il suo lavoro.
Per una maggiore correttezza rimando anche alla sua intera bibliografia, che potete trovare CLICCANDO QUI — > bibliografia.
Quanti di voi ci seguono da più tempo sanno già che uno dei “presupposti” del nostro lavoro, che ci dà modo di credere in strumenti come la PNL (+ PNL per la Leadership, secondo ricetta di Claudio Belotti), l‘ipnosi e l’attuale “The Work”, e che abbiamo ritrovato anche nei nostri studi ufficiali (vedi teoria di Bruner del “pensiero narrativo”), è che:
non viviamo nel mondo concreto
ma nel mondo pensato
e
pensiamo il mondo
in base alle parole che conosciamo.
A questo stesso riguardo vi lasciamo il gusto di sfogliare il libro: “Psicocibernetica” di Maxwell Maltz (potete leggerne la nostra RECENSIONE QUI), vi stupirà!
Scoprirete, infatti, quello che la PNL dice con l’aforisma: “La mappa non è il territorio”, ovvero il mondo in cui pensi di vivere, non coincide esattamente con il mondo concreto!
In “The Work”, Byron Katie ha inserito un semplicissimo processo per sondare – ed in caso interrompere – il processo del pensare che ci allontana dal “Qui e Ora” (avete mai letto: “Il potere di Adesso” ? – fatelo! ^_^ ): le 4 domande e i 3 “rigiri”.
Le 4 domande e 3 “rigiri”
Ora, prendete un pensiero limitante, che vi turba (magari giochiamo a fare una prova con qualcosa di “piccolo”: se volete lavorare seriamente con il metodo, vi suggerisco – prima – di rivolgervi a Byron Katie, la sua scuola ed i suoi trainer), e… andiamo!
Pensiero limitante: Anna non mi vuole bene.
Domande:
- “E’ vero?” (sì o no. Se “no”, vai alla domanda 3);
- “Puoi sapere con assoluta certezza che è vero?” (sì o no);
- “Come reagisci, cosa avviene, quando credi a questo pensiero?”
- “Chi saresti senza questo pensiero?”
Le domande hanno un potere incredibile sulla nostra mente, che non è assolutamente in grado di non rispondere.
Con queste quattro domande la nostra mente è stimolata ad analizzare il pensiero e a confrontarlo con la realtà dei fatti.
A questo punto dovreste aver già subito delle interessanti trasformazioni interiori: il pensiero si è rivelato essere un’ombra che nascondeva altre profonde verità, che – magari – avevamo deciso inconsciamente di celare, per… stare nella nostra zona di comfort e non crescere!
Quando il pensiero muta, mutano gli schemi sinaptici
e con essi il nostro modo di vedere/percepire il mondo.
Proprio qui si innestano i 3 rigiri, che noi – sempre per rispetto dei copyright e per nostro ascendente esoterico – presenteremo sotto il profilo della tradizione degli Specchi Esseni.
Gli Specchi Esseni
Questa antica tradizione è molto complessa (qui ne trovate alcuni cenni by StazioneCeleste: Specchi Esseni, ma l’invito è a non accontentarsi) e noi ne prenderemo in esame un nostro personale estratto, che abbiamo trovato efficace nel mondo concreto.
Il primo specchio è lo specchio oggettuale.
Lo specchio, come oggetto, è capace di capovolgere l’immagine in un solo verso.
Il suo insegnamento, infatti, è quello di provare a vedere se – magari – la realtà che noi percepiamo a livello del pensiero (il pensiero limitante), possa essere “rigirata”, invertita.
Pensiero invertito: Anna mi vuole bene.
Il secondo specchio è lo specchio degli occhi.
Con gli occhi noi osserviamo il mondo, ma spesso vediamo solo ciò che abbiamo già pre-deciso di vedere, perché, in realtà, la nostra visione è inficiata dai pensieri e dalle nostre credenze (conscie o no).
Il secondo insegnamento è quello di provare a “vedere al di qua degli occhi” e riportare il pensiero verso se stessi.
Pensiero individualizzato: Io non mi voglio bene.
Il terzo specchio è lo specchio dell’anima.
Si dice che siano gli occhi, lo specchio dell’anima e di certo, attraverso gli occhi, noi possiamo entrare in contatto anche con gli altri.
Il terzo specchio è lo specchio delle relazioni, che ci ricorda quanto “gli altri siamo noi e noi loro”.
Pensiero esteriorizzato: Io non voglio bene ad Anna.
Perfetto, siamo arrivati in fondo.
A questo punto, cari amici lemattiani, mi sento di lasciarvi con un invito semi oracolare:
“La verità viene svelata solo a chi la scopre”
A te di trovarla!
^_^
Matteo Ficara, LeMat
trovatore
Anche se non concordo il Mat pensiero sul “Potere dell’Adesso” ( qui quello che ne penso io ) :-),
l’articolo è molto interessante… anche per la sintesi del libro di Byron Katie.
proverò il “the Work” e poi gli specchi esseni…
ciao!!
Ciao Manolo,
GRAZIE mille per il tuo commento: sincero, pulito, vero.
Sono andato a leggermi la tua recensione su “Il Potere di Adesso”, l’ho trovata esattamente come sopra (e come te): “sincera, pulita, vera”.
In effetti anche io ho fatto una gran fatica con Tolle (non ho nemmeno letto gli esercizi “pratici”, limitandomi a praticare la presenza ;-P), fino a che, cosa che mi capita ogni tanto con i libri “difficili”, non ho optato per leggerlo “distrattamente”: leggerlo senza volerlo capire, lasciando che il suo messaggio giungesse direttamente a ciò che noi chiamiamo inconscio.
Dopodiché ho lasciato le sue parole in incubazione.
Ad oggi credo che il tema di “Il Potere di Adesso”, ripetuto nel libro fino allo svenimento, abbia agito – in me – al di là della mente conscia, per cui non mi sento di considerarlo un lavoro “inutile”, ma semplicemente “incomprensibile”.
Perciò, anche se non posso dire di aver apprezzato Tolle (non ne ho mai visto un filmato, proprio non mi attira), mi sento di consigliarne la lettura, perché, come dici bene tu: “Magari per qualcuno è buono”, come il tuo amico norvegese, ad esempio…
^_^