Cari amici lemattiani,
oggi voglio parlarvi del Potere delle Domande.
Le domande sono uno dei meccanismi più sottili del nostro cervello, perché la mente non può fare a meno di fornire risposte alle nostre domande.
Il vero coaching si basa sempre sulle domande.
Il primissimo tipo di “life coaching” che ricordiamo è stato l’ ars maieutica socratica, in cui lo schema di fondo era sempre dialettico e basato sull’ironia:
“L’ironia socratica[2] consiste storicamente nella pretesa del filosofo Socrate di mostrarsi ignorante in merito ad ogni questione da affrontare, ciò che costringe l’interlocutore a giustificare fin nei minimi dettagli la propria posizione (il che lo conduce sovente a rilevarne l’infondatezza ed il carattere di mera opinione). Ciò coerentemente con il metodo socratico, che conduce l’interlocutore a trovare da solo le risposte alle proprie domande piuttosto che affidarsi ad una autorità intellettuale in grado di offrire risposte preconfezionate.
La parola grecaeirōneía si riferisce appunto ad una tale dissimulazione, che Socrate eleva a metodo dialettico. Essa implica l’assunzione di una posizione scettica, un atteggiamento di rifiuto del dogma e di ogni convinzione che non basi la sua validità sulla ragione” – da “ironia socratica”, Wikipedia.
Le domande sono il pane quotidiano del Filosofo, sono il meccanismo generativo e rigenerativo della Filosofia, lo strumento indagatorio della Scienza e, nondimeno, il piglio del “creativo”.
Le domande, però, non sono importanti solo come meccanismo della ricerca e dell’evoluzione. Questo è sicuramente il loro lato ‘attivo’, ma nascondono anche un lato ‘passivo’ o, meglio, inconscio.
Se prendiamo una situazione-tipo, possiamo vedere immediatamente qual è l’importanza delle domande a livello inconscio:
Siete in auto, zona sperduta e sentite uno strano rumore. Scendete e… vi accorgete di aver forato!
La prima domanda che può balzare alla mente è di sicuro: “Ma no! Ma perché? Perché proprio a me? Ma cosa ho fatto di male?”.
Ecco alcune delle probabili risposte che la mente ci fornirà all’istante: “Perché sono uno sfigato”, “Perché non dovevo passare di qua – ergo: sono un deficiente”, e così via.
L’effetto ‘passivo’ delle domande è insito nella gamma di risposte alle quali quella determinata domanda ci da accesso.
Fate attenzione alle domande che ponete al vostro cervello: esse condizionano in modo importante il nostro vivere quotidiano, aumentando o diminuendo le nostre possibilità di azione.
Una domanda intelligente per la situazione precedente?
“Che cosa posso fare, adesso, per risolvere questa situazione?”, questa domanda è aperta e non contempla nessuna possibilità di insuccesso.
Diverso sarebbe stato chiedersi: “Accidenti, come farò mai a risolvere questo pasticcio?”, perché è una domanda semi-aperta, in quanto contiene un quantificatore universale negativo (mai), che ne inficia le potenzialità.
Per essere sicuri di farsi sempre la domanda giusta al momento giusto, accertatevi che:
– la vostra domanda sia espressa positivamente;
– escludete l’uso di quantificatori universali (sia positivi che negativi);
– chiarite i vostri obiettivi;
– siate scettici (niente deve esser dato per scontato).
Tutte le cose funzionano meglio quando sono dirette verso un obiettivo, anche le domande.
Sempre per usare l’esempio di sopra:
la mia intenzione è quella di risolvere la situazione in modo rapido?
O in modo creativo?
Oppure voglio risolvere la questione utilizzando un particolare metodo o strumento: “Come posso risolvere la situazione utilizzando il metodo x?”
Avere un obiettivo è fondamentale per ottimizzare energie, tempo e risorse.
Sapere utilizzare il proprio cervello (in questo caso attraverso le domande), anche.
Matteo Ficara, LeMat
Filosofo
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