Ma, soprattutto, che cosa sono ?
Andiamo a vedere più nello specifico.
Schema dell’Articolo:
1. Breve ‘storia’ della Parole Chiave;
- a) ieri/oggi;
- b) dove le troviamo;
- c) perché sono importanti;
2. Che cosa sono le Parole Chiave?
- a) teoria;
- b) griglia delle caratteristiche;
3. A che cosa servono?
- a) teoria;
- b) come e dove.
1. Breve ‘storia’ delle parole chiave:
a) Le parole chiave hanno uno storia molto particolare. È difficile, infatti, dire quando e dove sono nate. Di certo c’è che anche nella tradizione orale (e sicuramente più che non in quella scritta) queste p.c. avevano una grande importanza. Perché?
Perché aiutavano – assieme agli altri artifici retorici – a memorizzare grandissime quantità di informazioni utilizzando ben poche parole, appunto.
b) Oggigiorno troviamo parole chiave un po’ ovunque: sono tra le sigle e nei marchi pubblicitari, ove è necessario di condensare in pochissimo ‘spazio’ grandi informazioni (le Mnemotecniche ‘acronimi & acrostici’ funzionano su questo principio); le troviamo nell’informatica e, soprattutto, nei linguaggi di programmazione; le troviamo ancora nella poesia ed in tutti i testi scritti, come in ogni comunicazione.
Troviamo parole chiave anche nella psicologia. Grandi ‘maghi’ (psicoterapeuti) come Milton Erikson, Virginia Satir ed altri, erano ben consci che, consapevolmente o inconsapevolmente – ed in genere inconsapevolmente – ognuno di noi costruisce il proprio mondo attraverso ‘parole-chiave’.
In qualche modo è questo l’assunto fondamentale su cui lavora la psicologia: noi cominciamo a strutturare noi stessi quando siamo in grado di interagire/trasformare la realtà circostante, ovvero quando iniziamo a parlare/usare parole – la dicitura ‘usare parole’ è riportata perché noi non formuliamo la realtà soltanto ‘parlando’, ma anche soltanto ‘pensando’, il che avviene attraverso le parole; cfr. col termine ‘cosmos’ (“ciò che pensiamo attorno a”) in Igor Sibaldi.
Ma tutto questo sarà scritto più diffusamente nella nota relativa alla Programmazione Neuro Linguistica (PNL).
c) Ora… perché è importante parlare diffusamente delle parole chiave?
Semplice: perché oltre ad essere fondamentali per conoscere meglio se stessi ed il mondo che ci ‘contiene’ – e non è poco, direi -, sono efficacissimi strumenti per facilitarci negli studi.
Se implementate, infatti, alla Lettura Veloce, alle Mnemotecniche ed alle Mappe Mentali, si trasformano in un’arma in più capace di rendere tutte le altre discipline/tecniche più efficaci.
2. Che cosa sono le Parole Chiave?
a) Le p.c. sono quelle parole che, in un testo, enucleano il suo senso interno. Chi studia i testi sa bene che ben l’80% di ciò che trova scritto è ‘riempimento’ – soprattutto in una lingua come quella italiana che ha una grammatica così complessa -, mentre nel restante 20% sono concentrate le nozioni salienti. Quindi: 80% ‘riempimento’, 20% ‘salienza’ (o ‘succus’, come segnerebbe un mio buon amico).
Le p.c. non sono, però, semplicemente parole ‘tecniche’. Qualcuno potrebbe obiettare che può capitare, soprattutto in testi ‘di settore’, di trovare il discorso sviluppato secondo alcune parole tecniche. Capita spesso, si potrebbe farmi notare, in ambiti medici, giuridici, filosofici, etc…
D’accordo. Ma sfortunatamente ogni settore ha il suo vocabolario e, quindi, sarebbe necessario conoscerlo PRIMA di affrontare il testo.
Una volta in possesso del ‘codice di riconoscimento’ non dovreste avere più problemi e potreste addirittura accorgervi di come, a volte, può essere più importante un ‘connettore logico’ (‘quindi’, ‘perché’, ‘se non’, etc…) che non un ‘termine tecnico’.
Di certo c’è che la parola chiave deve essere evocativa, addirittura emozionante, in grado, cioè, di far balenare alla mente, che lavora per immagini, tutta la salienza di… un paragrafo? Un capitolo? Un libro intero?
b) Ecco, allora, alcune caratteristiche che non devono mancare alla ‘parole chiave’ e che sono, quindi, utili per riconoscerle nel testo:
– devono essere chiare e non troppo generiche: parole come ‘energia’, magari nell’ambito della fisica o della termodinamica, potrebbero essere troppo soggette a fraintendimenti. E così parole come: altezza, calore, dimensione, etc…
– devono essere evocative, ovvero debbono avere la capacità di ‘riassumere’ un intero passaggio, paragrafo, capitolo.
– devono essere uniche e quindi diverse ogni volta. Se in un testo si tendono a ripetere parole di un ambito lessicale come quello della ‘misura’, magari riferito alla ‘piccolezza’, forse non è il caso di segnare sempre la stessa parola o simili, poiché, tendenzialmente, il concetto espresso da una, suggerisce anche quello delle altre – diverso nel caso sia uno studio specifico in cui, quindi, il ripetersi viene posto come un ampliare del concetto iniziale.
3. A che cosa servono?
a) Come, in parte, abbiamo già detto, le p.c. servono ad alleggerire il testo nella lettura/studio. Servono e snellirlo, quasi uno scavarlo per giungere, subito, alla comprensione del ‘succus’.
E questa è, perlomeno, la funzione principale delle p.c. in senso ‘attivo’.
In senso ‘passivo’ la p.c. diventano uno strumento utilissimo per organizzare appunti e Memoria.
Come?
Beh… a parte il fatto che, se le utilizziamo anche ‘attivamente’, ci danno già la salienza di un testo, c’è anche il fatto che ci facilitano a creare quei ‘bottoni emozionali’ tanto utili nell’aiutarci ad andare a recuperare le informazioni acquisite.
b) Le troviamo e le applichiamo nelle Mappe Mentali e nelle Mnemotecniche, ma anche nella Lettura Veloce e nell’analisi dei testi. In ognuno di questi ambiti svolgono funzioni simili: sono riassuntive, emotive, creative, etc…
Alcuni usi, ad esempio nelle Mappe Mentali – in stile Brainstorming -, possono aiutarci nell’affrontare problematiche cui, ci sembra, di non trovare risposte.
Se ne volete un esempio, lo troverete nella Post sulle Mappe Mentali.
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