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Memoria e Mnemotecniche.

29 Settembre 2010 by lemat Leave a Comment

by Matteo Ficara

Cari amici lemattiani,

parlare delle Mnemotecniche è abbastanza semplice, perché il nome dice già tutto.
Ma vediamo di dirne qualcosa di più preciso, magari facendo un rapido excursus storico e dando alcuni esempi (a breve i post sulle tecniche de “i Loci” e della “conversione fonetica”).
Intanto, ‘a priori’, potremmo dire che cos’è la Memoria.
La Memoria viene intesa, generalmente, come una ‘capacità di capacità’, ovvero come una specie di hard disk più o meno capace di contenere dati.
Questa, tuttalpiù, potrebbe essere una delle due tipologie di Memoria.
Esatto: esistono due (macro) tipologie di memoria, o almeno due modi di intenderla diversamente.
La prima, e più conosciuta, è la Memoria a Breve Termine (mbt), o memoria di lavoro, l’altra è la Memoria a Lungo Termine (mlt).
Nella mbt si utilizzano molto accorgimenti di tipo enunciativo/dichiarativo, ovvero si cerca di memorizzare i dati attraverso la ripetizione prolungata delle informazioni (repetita iuvant). I risultati di questo tipo di memoria li conoscete tutti: dopo pochi giorni avere completamente rimosso le informazioni!
Nella mlt, invece, si introiettano le informazioni utilizzando le immagini, i colori, le emozioni e le associazioni più inusuali che potete immaginare.
Credete sia assurdo, vero?
In risposta voglio raccontarvi una storia molto antica, un mito.
È il mito di Mnemosyne, una delle divinità più passionalmente amate da Zeus.
Dal connubio tra le due divinità nacquero le nove Muse ispiratrici delle Arti.
Questo cosa ci dice?
Direttamente… poco. Ma alcuni studi personali, avvalorati da tesi antiche e moderne, ci portano a considerare la Memoria come la faccia di un’unica medaglia, nella quale, dall’altra parte, troviamo l’Immaginazione.

La nostra mente lavora sempre attraverso rappresentazioni

Fate una prova: chiudete gli occhi e pronunciate la parola ‘cane’, vedrete innanzi a voi apparire l’immagine, più o meno nitida, di un cane.
Vero?
Perfetto. La Memoria e l’Immaginazione sono complementari e l’una sfrutta i meccanismi dell’altra.
Sfruttando i meccanismi del cervello e della mente, possiamo assicurarci che le informazioni che assimiliamo non vadano mai perdute, ma siano catalogate e rese recuperabili quando ne abbiamo bisogno.

E’ questo il senso profondo delle Mnemotecniche: creare ‘file di memoria’ facilmente recuperabili, sfruttando i meccanismi della mente e del cervello.

Se funzionano? Esistono da circa 4000 anni, dalle tradizioni vediche antiche sono state tramandate ad oggi, probabilmente, se non avessere funzionato, le avremmo perse per strada, invece…

Ma vediamo di ripercorrere insieme qualche piccolo passo.

I primissimi esempi storici arrivano dalla grecità classica. In questi periodi le tradizioni erano ancora fortemente orali: anche i grandi poemi – come ad esempio la Cosmogonia esiodea ed i poemi di Omero – venivano ritenuti a memoria ed esposti, dagli aedi, sotto forma musicale. In breve: la narrazione era, prevalentemente, canzone.
Diversi studi hanno evidenziato che il carattere poetico-musicale delle lingue arcaiche era basato su di un meccanismo che potremmo definire biologico o fisiologico: la respirazione.
E ad essa è legato il ritmo delle poesie, dei miti antichi e di tutti i poemi di cui stiamo parlando. Questa ‘musicalità dei versi’ – il ritmo e la rima -, assieme all’uso di talune figure retoriche (come ad esempio gli epiteti), aiutarono moltissimo gli antichi greci nella ritenzione delle lunghissime opere.
Altri metodi famosi, come quello detto de “i Loci”, ci derivano dalla latinità. Il personaggio storico che salta alla mente parlando de “i Loci” è sicuramente Cicerone.
Un altra tecnica resa famosa è quella della conversione fonetica, riformulata e corretta dal filosofo Leibniz.
Altri nomi importanti, sono: Pico della Mirandola, Giordano Bruno, Padre Matteo Ricci e Giacomo Leopardi.
Arrivando ad oggi, come non parlare di Gianni Golfera, riconosciuto come “l’uomo con più memoria al mondo” e creatore del MetodoGolfera?
Nel suo metodo un suggerimento semplice e funzionante: EMAICE.
Per creare immagini che rimangano saldamente fisse nella Memoria, verificate che rispettino i seguenti criteri:
Esagerate,
Movimentate,
Associate Inusualmente,
Coinvolgenti Emotivamente.
Con una semplice formula, quasi magica (e sicuramente mnemonica, perché sfrutta gli acrostici), Gianni Golfera ci guida nel mondo delle mitiche Mnemotecniche, che da 4000 anni ad oggi, ci accompagnano.

Nel nostro Metodo ApprendiMente utilizziamo non solo gli spunti suggeriti da Gianni Golfera , ma anche quelli proposti da altri studiosi, nonché le tecniche di conversione fonetica di Leibniz ed “i Loci” di Cicerone.

E MAI CE lo dimenticheremo!

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